venerdì 9 settembre 2011

L'OCCASIONE PERDUTA

Antonio Polito e Giuseppe Turani sono due ottimi giornalisti, con il pregio grandissimo di rendere semplici le cose complicate , che per i professori alla Asor Rosa è un peccato mortale e pure per qualche dotto editorialista. Turani si occupa di economia, e di sponda di politica, per Polito è il contrario.

Entrambi si sono espressi ovviamente sulla manovra da ultimo partorita e la situazione economica in generale.

Entrambi credo che si possano annoverare nello schieramento "liberal", progressisti ma non statalisti.

E quindi entrambi concordano nel criticare la mediocrità delle misure alla fine adottate, incentrate molto più sulle tasse che sui tagli alla spesa, e a guardare con preoccupazione alla regressione delle forze di opposizione, sempre più tentate da opzioni demagogiche e populiste (da cui forse solo l'Europa ci potrà salvare).

Polito poi coraggiosamente si addentra toccando due tabù : 1) possiamo fare le capriole, strillare contro destino cinico e baro, ma nessuno che accetti l'idea che ci siamo allargati troppo e ridimensionarci è d'obbligo 2) perseguitando i "ricchi" (molti dei quali però PRODUCONO ricchezza) , facilmente li si spingerà ad andarsene altrove. E non è detto che per i "Poveri" sia un affare....

Riporto ampi stralci dei loro interventi odierni sul sito Tiscali opinioni e sul Corriere della Sera.

Buona Lettura



GIUSEPPE TURANI

GIUSEPPE TURANI

" I fatti sono abbastanza chiari e semplici. Secondo l'Ocse, nel terzo trimestre (che finirà a settembre) la crescita italiana è stata negativa (meno 0,1 per cento). Nel quarto, e ultimo dell'anno, sarà positiva, ma solo nella misura dello 0,1 per cento. La sintesi di questi dati è che nel secondo semestre dell'anno l'economia italiana ruota intorno alla zero.

Adesso, su questa economia già asfittica e boccheggiante si abbatte una manovra da quasi 60 miliardi di euro. Manovra dentro la quale almeno il 60 per cento è fatto di nuove imposte e solo il 40 per cento di tagli. Tagli che, peraltro, comporteranno che gli enti locali aumentino le imposte per poter tenere insieme i propri bilanci. Alla fine, quindi, l'80 per cento sarà fatto di nuove imposte (o di aumenti di quelle vecchie, nazionali e locali) e solo il 20 per cento di tagli.

Il risultato di tutto ciò non sarà una spinta alla crescita dell'economia italiana.....

Non si tratta di una novità. Già all'inizio di agosto abbiamo scritto che le cose andavano in questa direzione. Sul piano politico va notato che ancora una volta hanno vinto le strutture dello Stato, cioè la parte meno dinamica della società italiana......

Si è detto e scritto (da parte di molti, anche della maggioranza) che questa era l'occasione per dare una bella sforbiciata allo Stato italiano, una specie di mastodonte soffocante.A parole la maggioranza ha detto che era giusto. Ma, alla resa dei conti, non ha saputo combattere contro le burocrazie e i piccoli boss dei partiti (in particolare della Lega) e così alla fine la scelta è stata quella solita: più tasse.

E questo è molto pericoloso perché questa manovra non sarà sufficiente e bisognerà intervenire ancora. Di tassa in tassa si rischia una sorta di stagnazione perenne, con la disoccupazione che non diminuisce di una unità. Anzi, che aumenta ....

Le varie opposizioni, come sempre, sono molto divise e hanno idee molto confuse.

In fondo, nessuno di loro ha presentato un vero programma di Stato light. Anzi, si sono limitati anche loro a dire "più tasse", sia pure su altri (i ricchi). Senza capire che in un paese che è già al 50 per cento di pressione fiscale sul Pil non ci sarà mai ripresa. Se si vuole che il paese si muova, bisogna diminuire le imposte. E fare una cura dimagrante allo Stato. Fino a quando non si fa questo, si sta in stagnazione"


ANTONIO POLITO

ANTONIO POLITO
"Curare il deficit con maggiori spese L`errore che unisce destra e sinistra ! e n n e s i m o  paradosso italiano è che sono sempre di più quelli che vorrebbero far fronte alla crisi del bilancio dello Stato con più Stato. L`esempio viene dall`alto, dal governo, che ha abusato della leva fiscale. Ma l`effetto sta risuscitando la sinistra peggiore, quella che pensa che basti far pagare più tasse per poter continuare a spendere come prima.

Tornano a circolare a sinistra idee e pregiudizi che avevano ormai da tempo perso corso legale, del tipo pagherete caro pagherete tutto, un clima rivendicativo da anni Settanta che comincia a far capolino anche in piazza. Si diffonde un risentimento contro l`Europa e gli altri europei, soprattutto tedeschi e francesi:

individuati, spesso su istigazione di chi ci governa, come coloro che stanno costringendo gli italiani a stringere la cinghia.

Ci deve essere per forza qualcuno che si è rubato i nostri soldi se siamo messi così male, dice la vulgata popolare, dunque paghi lui. A scelta la colpa può essere fatta ricadere sulla casta, sugli evasori, sui padroni, sui ricchi, sugli speculatori, sui banchieri. Non sentirete un italiano ammettere, in questi giorni, che forse abbiamo vissuto tutti al di sopra delle nostre possibilità, che i soldi se ne sono andati anche in radiografie e medicine gratis, in pensioni e sussidi, in incentivi alle imprese, in posti di lavoro nel settore pubblico anche lì dove ce n`erano già troppi, in forme poco universali e molto corporative di assistenza. Nessuno che ammetta-che lo Stato spenderebbe troppo anche se riuscisse a incassare di più, e che in ogni caso oltre un certo limite la pecora non è più tosabile. Gli amici che tornano dalle vacanze in Grecia dicono che in questo siamo davvero come la Grecia, che anche lì tutti pensano che sia colpa della Merkel e dei mercati, e che anche lì si fanno scioperi e manifestazioni frequenti contro nemici immaginari.

Intendiamoci: è vero che l`Italia è piena di ingiustizie e di cose che non funzionano; e un`emergenza è il momento giusto per affrontarle. Ma persino se fossero tutte risolte resterebbe il problema della crisi fiscale dello Stato, e cioè della sua crescente incapacità a finanziare con le tasse la vastità dei compiti che un po` alla volta si è messo sulle spalle. La stessa Germania, che con gli occhi di oggi ci sembra un Bengodi, la cinghia l`ha già stretta eccome negli anni di Schrdder. Perché è un problema che si conosce da anni, ma in Italia l`abbiamo rinviato sempre, nel frattempo attingendo a piene mani - guarda un po` - proprio al vituperato mercato, da cui ci siamo fatti prestare i soldi per pagare stipendi, pensioni e sussidi. Se i nostri creditori ora ci chiedono un interesse maggiore perché abbiamo troppi debiti, la colpa è loro o nostra? Per tutti gli Stati, non solo per il nostro, diventa sempre più difficile inseguire la ricchezza e tassarla, tant`è vero che Paesi come Germania e Gran Bretagna stanno provando a cercarla in Svizzera, stringendo accordi che farebbero bene anche a noi. Ma il fenomeno della secessione dei ricchi dal sistema fiscale come dalla scuola e dalla sanità pubbliche - è destinato ad accrescersi, non ad affievolirsi. È davvero la patrimoniale il modo migliore di frenarlo? O lo accelera? Di questi ricchi così odiati e così additati nelle piazze, abbiamo scoperto all`improvviso che ce ne vorrebbero molti di più, per poterli spennare alla bisogna, invece delle poche centinaia che risultano al fisco. La lezione che dovremmo trarre è sì, che ci vorrebbe meno evasione; ma anche che un Paese con molti ricchi sarebbe più ricco, e l`egualitarismo non è poi così conveniente neanche ai fini dell`equità.

La destra, a partire da quella leghista, in questi anni ha fatto una pessima pedagogia anti-mercatista e populista: la sinistra, che se n`era appena emancipata, è stata colta in contropiede; ma ora che sente profumo di vittoria, si sta affrettando a recuperare il terreno perduto. C`erano tutti e tre i leader di un possibile governo di sinistra, Bersani, Vendola e Di Pietro, in piazza con la Cgil a dire no alla manovra: viene da chiedersi che cosa faranno quando toccasse a loro fame una.

La verità è che non stiamo apprendendo la lezione della crisi del debito pubblico.

Sembra difficile che l`Italia ne uscirà avendone curato le cause. È più probabile che continuerà a praticare lo statalismo, e a dare la colpa al capitalismo.



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