martedì 4 settembre 2012

LUSI RESTA IN CARCERE. PERCHÈ? NON È PENTITO....GIUDICI O GESUITI ?

A chi può stare simpatico Luigi Lusi? L'ex tesoriere della Margherita accusato di essersi intascato non so quanti milioni di euro intanto che li "custodiva" e li distribuiva agli amici di partito.
Uno che, sempre grazie ai soldi affidatigli si comprava case nel mondo, si faceva vacanze a 5 stelle superior, pagava conto al ristorante pari allo stipendio di un minatore del Sulcis.
A nessuno evidentemente. E nemmeno a me.
Eppure nel leggere che è in carcere, in attesa del processo, NON capisco.
O meglio, mi vengono in mente i sistemi nefasti e nefandi di Mani Pulite, che quest'anno ha "festeggiato" il suo ventennale, e rabbrividisco. Quando finirà? Quando la barbara non cultura del carcere usato come strumento per estorcere "La confessione"  avrà termine?
Oggi sono rimasti veramente in pochissimi a non ammettere che Mani Pulite abusò del carcere, ma sono ancora tanti, troppi quelli che comunque sostengono che HANNO FATTO BENE. Perché il fine giustifica i mezzi. E nemmeno ricordare loro che, a parte discorsi vaghi come "Stato di Diritto", c'è anche un problema pratico nello sbilanciamento dei poteri, serve a qualcosa. Oggi interviste degli ex ambasciatore e console  USA in Italia confermano quello che già si sapeva ma era tacciato di partigianeria : Tangentopoli colpì UNA PARTE della classe politica italiana, avendo come obiettivo principale il craxismo.
Dall'intervista di Molinari della Stampa a Peter Semler, console americano a Milano di quegli anni:

«Incontrai Di Pietro prima dell'inizio delle indagini, fu lui che mi cercò attraverso Bagioli. Ci vedemmo alla fine del 1991, credo in novembre, mi preannunciò l'arresto di Mario Chiesa e mi disse che le indagini avrebbero raggiunto Bettino Craxi e la Dc». 
-Stiamo parlando di circa quattro mesi prima dell'arresto di Mario Chiesa, avvenuto il 17 febbraio del 1992... 
«Di Pietro aveva ben chiaro dove le indagini avrebbero portato. Da Di Pietro, da altri giudici e dal cardinale di Milano seppi che qualcosa covava sotto la cenere. Eravamo informati molto bene. Di Pietro mi preannunciò gli arresti  ..."
Il papà di una carissima amica, recentemente scomparso, era dirigente Eni sempre di quei tempi. Fu interrogato e ammise il giro di soldi accantonati e poi distribuiti alle segreterie politiche dei partiti. Parlò del PSI, della DC e iniziò a dire del PCI, per essere interrotto bruscamente con l'osservazione "Lei risponda solo alle domande". In queste domande, del PCI non vi era cenno.
Bene, questo fu. Il tintinnio di manette c'è ancora.
Cos'altro si deve pensare quando il Tribunale del Riesame conferma il carcere a Lusi e nega gli arresti domiciliari ai quali anche i PM (!!!!) avevano dato il loro  parere favorevole ?
Quando si legge virgolettato che il senatore è apparso   «ambiguo, reticente e volutamente confuso».
E poi «non ha mai mostrato alcuna resipiscenza». Vale a dire che non si mostra pentito !!
E allora ????? Ma che siete una Chiesa ??? Che siccome non si pente....Oppure non vi dice la verità,   si difende, com'è suo diritto...per questo deve restare in carcere ????
Lo avete già condannato ? E il processo ?
Cari deputati e senatori , che avete sacrificato Lusi alla folla manettara, la vicenda Napolitano vi sta dimostrando che NON ci sono intoccabili nella lotta tra poteri e che la campana può suonare per tutti. Dipende solo dove il pendolo dell'opportunità politico-giudiziale andrà a fermarsi la prossima volta.
Non si tratta di "legge uguale per tutti". SI tratta che il carcere è un'afflizione massima che deve essere comminata solo dopo aver raggiunto la ragionevole certezza della colpevolezza dell'imputato, successiva ad un giusto processo. Il carcere preventivo ( chiamarlo "custodia cautelare" fa parte di quei miserrimi giochi di parole, politically correct, per cui un muto e un sordo sono "diversamente abili".....) dovrebbe essere strumento eccezionale, cui ricorrere per gravi e comprovati motivi in ordine alla famosa triade : pericolo di fuga, reiterazione del reato, inquinamento delle prove.
E, come ha ricordato la Cassazione, i Giudici devono anche compiutamente ed esaurientemente spiegare perché il ricorso a misure restrittive della libertà ma meno afflittive non siano adottabili.
Avviene tutto questo? NO.
E allora, se non si può confidare nel buon senso e nella buona fede degli uomini, bisogna cambiare le norme.
Queste, che in un paese con la CULTURA dello Stato di Diritto andrebbero anche bene, da noi sono carenti.
Ecco il flash di agenzia riportato dal Corriere on line
 

Lusi, un altro no alla scarcerazione
 L'ex tesoriere della Margherita, il senatore Luigi Lusi, resta in carcere. I pubblici ministeri si erano detti favorevoli alla concessione degli arresti domiciliari (la misura, nel caso, sarebbe dovuta essere eseguita in un convento abruzzese). Tanto che circa un mese fa la Cassazione aveva annullato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per mancanza della motivazione della custodia, disponendo una nuova valutazione del caso da parte del Riesame. Invece il tribunale ha confermato gli arresti.
LE MOTIVAZIONI - Il senatore Luigi Lusi dunque deve rimanere in carcere perché nel corso dell'istruttoria è apparso «ambiguo, reticente e volutamente confuso». Ne è convinto il tribunale del riesame di Roma confermato l'ordinanza di custodia cautelare emessa il 3 maggio dal gip. Al collegio giudicante, presieduto da Renato Laviola, bastano poche pagine per spiegare come a carico del senatore (detenuto a Rebibbia) sussista ancora forte il pericolo di inquinamento probatorio, tanto che non possono essere prese in considerazione richieste difensive di scarcerazione o di concessione degli arresti domiciliari. Per i magistrati, il senatore Lusi «non ha mai mostrato alcuna resipiscenza», evitando di fornire qualunque tipo di collaborazione agli inquirenti. Insomma, alla luce di questo quadro indiziario, a parere del tribunale, «non c'è allo stato un luogo alternativo al carcere».

DETENZIONE - Lusi è in cella a Rebibbia dal 20 giugno scorso, dopo il via libera al suo arresto pronunciato dall'aula del Senato. Nella vicenda è coinvolta anche la moglie del parlamentare, la signora Giovanna Petricone, e due commercialisti. Le accuse nei confronti del senatore sono di associazione a delinquere e appropriazione indebita, ed è in cella per rispondere dell'ammanco di circa 25 milioni di euro dalle casse dell'ex partito. Ma non solo. La procura di Roma ha ritenuto anche che le accuse mosse in fase di interrogatorio da Lusi nei confronti degli ex esponenti della Margherita, Francesco Rutelli e Enzo Bianco, non fossero fondate tanto che gli è stato contestato il reato di calunnia.

LA MOGLIE - La Petricone, moglie di Lusi, è stata invece scarcerata lo scorso 3 maggio e da allora si trova agli arresti domiciliari. Le accuse nei suoi confronti sono riciclaggio, intestazione fittizia di beni, violazione delle norme fiscali, il tutto nell'ambito dell'inchiesta per associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita di cui è accusato anche il marito.

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