sabato 25 maggio 2013

ALBERTO ZAMPERLA : STORIE DI ITALIANI DIVERSI. DI CUI ESSERE ORGOGLIOSI.


 Non ci sono solo notizie negative, e l'Italia non è fatta soltanto dai mediocri, dai profittatori e dai parassiti.
Ci sono persone, e storie, diverse.
Una di queste la racconta Davide Giacalone, uno che oltre a scrivere, gira il mondo promuovendo il made in Italy e gli capita di imbattersi in queste vicende.
Uno che, pur denunciando i mali italici, ricorda come da paese contadino e povero quale eravamo ancora alla fine dell'ultima guerra, oggi siamo tra i paesi ricchi del mondo, la terza economia d'Europa e la seconda nel campo manifatturiero. ANCORA oggi dopo 20 anni di stagnazione (e ormai quasi due di recessione).
Certo, come non ci siamo diventati per grazia divina, nemmeno possiamo restarci se non cambiamo la rotta attuale, seguendo e/o non ostacolando esempi migliori.
Buona Lettura

L'ITALIA CHE VALE



Dopo la giusta durezza delle parole usate ieri da Giorgio Squinzi, oggi è una giornata istruttiva, l’occasione per mostrare il volto vincente dell’Italia. La lezione si tiene a New York. Per la precisione a Coney Island. Sulle giostre di un parco divertimenti. In cattedra c’è un italiano che qui non troverebbe ascolto, perché non s’esibisce portando nella piazza televisiva la rappresentazione della miseria, non passa il tempo a raccontare che stiamo diventando tutti dei morti di fame, non alimenta i rancori sociali sostenendo che se non fossero mai nati gli uni si troverebbero meglio gli altri, non cincischia con la politica delle tifoserie, non s’atteggia a tecnico e non sta lì a menarla sulla “società civile”. Alberto Zamperla è un italiano che non fa audience. Lavora. Lavora bene e oggi porta alta la bandiera dell’Italia e del made in Italy. Anima “New York meets Venice” perché sa che il “prodotto Italia” va forte ed è molto apprezzato. Lo fa per convinzione, ma anche per convenienza: gli italiani che girano il mondo parlando male dell’Italia non sono solo degli sciocchi, sono prima di tutto degli incapaci di far affari.
A Coney Island i newyorkesi sono suoi ospiti, perché è lui che ha fatto il parco divertimenti. Le giostre. 20 milioni di visitatori nei primi 1000 giorni. Le strutture sono state fatte in Italia, ad Altavilla Vicentina, e trasferite con 1800 containers, allestendo il parco a tempo di record. Mi capitò di trovarmi a Suzhou, in Cina, fra Shanghai e Nanchino, dove c’è un parco divertimenti, presso il quale si teneva un incontro. Guardo le giostre e vedo il nome del realizzatore: Zamperla. L’ho incontrato una volta in vita mia, non ho alcun motivo per fargli pubblicità, ma questo italiano che non si piange addosso ha creato un protagonista globale del divertimento (sua anche gran parte di Eurodisney). Mica con spaghetti e mandolino, ma con tanta ricerca, tanta innovazione tecnologica, tanta meccanica sofisticata, oltre a tanta inventiva e fantasia. E quando si presenta al pubblico straniero, come oggi a New York, dice: sono uno dei numerosi piccoli e medi imprenditori italiani, capaci di stare nel mondo e di non restare indietro. Anzi, di stare avanti. E’ l’Italia che in anni difficilissimi ha fatto mangiare la polvere ai tedeschi, in quanto a crescita nei mercati extra-Ue. L’Italia che ancora ci consente di essere la seconda potenza industriale d’Europa, con una meccanica di altissimo livello. Quella che dimostra, come si legge nell’invito per la festa di oggi: “the tenacity of the Italian culture”. Ed è questa la ragione per cui dobbiamo essere grati a Zamperla, e ai tanti come lui: essi sanno che la loro operosità è la cultura italiana. Sono loro i protagonisti di un Rinascimento che non smette di rinascere. Sono la forza atomica dell’italianità.
Ci sono legioni di presunti politici e presunti finanzieri, c’è un’intera presunta classe dirigente, ivi compresi giornalisti e opinionisti vari, accompagnati da saccenti professori, che dovrebbero andare a lezione di giostre e di “Italian culture”. Per imparare quel che valiamo, quando non ci dimentichiamo di chi siamo e quando non siamo occupati a crogiolarci nella rappresentazione dei nostri guasti.
Qualcuno potrebbe concludere: prendete Zamperla e fatelo ministro, dategli il commercio estero, o l’innovazione (dove ancora perdura l’inoperatività di un’Agenzia che è divenuta presa in giro della digitalizzazione), mettetelo a guidare gli istituti che presiedono (si fa per dire) all’internazionalizzazione delle nostre aziende. Sbagliato: ciascuno deve fare quel che sa fare. Il guaio è che il mercato seleziona gli Zamperla, mentre la politica e lo Stato non sono più in grado di selezionare un accidente. Non conta il merito, non contano neanche i risultati, non conta l’esperienza, contano solo le appartenenze e gli opposti analfabetismi. Non conosco Zamperla quanto sarebbe necessario, ma non è affatto detto che sarebbe un buon governante. Ciò non di meno ho un suggerimento per Enrico Letta: si congratuli per la giornata di oggi e lo inviti al Consiglio dei ministri, in modo da ascoltare la voce di uno di quelli che sanno rendere grande l’Italia. Non si tratta di tributargli un onore, ma di avere l’onore di conoscere cos’è e cosa può l’Italia che lavora.

1 commento:

  1. Di esempi come il sig. Zamparella ce ne sono migliaia in giro per tutto il mondo. Che gli Italiani siano capaci di grandi, grandissime performances, in tutti i campi, dalla scienza all'industria, dall'alimentazione alla ricerca, persino in politica e al governo ... purchè sia fuori dall'ITALIA !!! Purtroppo è in patria che tutto si deteriora e inputridisce. UNCLE

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