mercoledì 27 novembre 2013

MA VERAMENTE QUALCUNO PENSA CHE SENZA LETTA SAREBBE L'ARMAGEDDON ??


Come chi legge il Camerlengo sa, io sono un estimatore di quasi tutti gli editorialisti del Corsera (molto meno dei cronisti, compresi quelli più famosi che trattano di giustizia, come Ferrarella, Sarzanini, Bianconi, in ordine di disapprovazione). Tra i primi - gli editorialisti - ci sono Pierluigi Battista (che del Corriere è stato anche vicedirettore) e Antonio Polito. Ovviamento l'apprezzamento per lo stile e per le idee non significa la condivisione perenne delle seconde (e meno male ! ). In particolare, c'è un argomento sul quale la divisione è netta : il sostegno al governo Letta. Per loro (ma è la linea del giornale di fatto ) meglio un mediocre governo - perché non è che riescano a tessere le lodi di questo, anche fornendogli qualche alibi sparso qua e là - che il ritorno alle elezioni, che "non risolverebbero nulla". Beh, come fanno ad esserne così sicuri ? E' vero che la possibilità di un'altra patta  ci sarebbe - che è rischio tipico di ogni sistema proporzionale, guardate in Germania, dove la Merkel, pur con una nettissima maggioranza relativa (ma senza premi ) non è in grado di governare da sola e sta trattando con l'SPD - ma non è certo, anche perché le nuove elezioni vedrebbero molti cambiamenti importanti : l'incandidabilità di Berlusconi (che potrebbe anche farsi rieleggere, ma la giunta per le elezioni non avallerebbe tale voto), la presenza di Renzi quale leader del centrosinistra ( che, forse, con lui recupererebbe la parola "centro", smarrita con Bersani), il ridimensionamento (fino alla scomparsa) di soggetti terzi come Monti, che, pur deludendo, 3 milioni di voti riuscì a drenarli. Non si sa come andrebbe Grillo, che nei sondaggi continua a veleggiare sopra il 20% (comunque mai il 25) ma che in ogni tornata elettorale amministrativa ha preso sbiosse scioccanti, non arrivando mai al 10 (come voti di lista, magari il candidato qualcosina in più a volte ha preso, ma poco). Può darsi che nel voto nazionale la posizione di protesta renda di più, del resto, anche il PDL prima, e oggi Forza Italia e gli altri satelliti di centro destra, vengono dati sopra al 25% mentre nelle votazioni locali questo traguardo se lo sognano !. 
Però non è escluso che gli elettori di sinistra e di destra che si sono buttati su Grillo per dleusione e dare uno schiaffo ai partiti di appartenenza, si siano poi pentiti, vedendo i primi che Grillo non è disposto a fare da stampella al PD e alla sinistra in genere, i secondi che in parlamento poi entrano esponenti della sola parte sinistrorsa, e nesusno dei "loro" (che pure hanno inciso per un TERZO de
Insomma, da febbraio TUTTO è cambiato e non è quindi detto che una forza non possa affermarsi più nettamente. Certo, c'è la concreta possibilità che non ci sia più il porcellum col suo goloso premio di maggioranza ( cui oggi anche Renzi punta moltissimo, consapevole di essere in flessione rispetto ai consensi di una volta) e allora , senza qualche altra alchimia elettorale che favorisca il bipolarismo, sarebbe ben difficile che qualsiasi coalizione (che un partito da solo è fantascienza), anche guidata da Renzi,   possa conquistare la maggioranza assoluta. Sempre un'alleanza dovrebbe fare, ma signori, questo accade in Germania, in Gran Bretagna (dove pure c'è l'uninominale) e anche in Francia, col doppio turno, qualche alleato minore deve essere imbarcato per avere i numeri che il PS da solo, non arriva al 30% !.
Insomma, Renzino, non c'è un sistema che ti permette di governare come in un sistema presidenziale (che da noi è lontano anni luce) anche se il tuo consenso è limitato. 
Ciò posto, sono d'accordo con Caldarola, e anche con i valenti giornalisti citati, che in Italia sono necessarie riforme istituzionali e alleanze AMPIE per cercare di fare riforme indigeste alla popolazione.
Però da noi anche questo ha FALLITO, e lo abbiamo visto con Monti, ancora prima che con Letta. 
Nemmeno l'unto del Signore, che dietro le spalle non aveva solo il Quirinale ma anche Bruxelles e la BCE, con la pistola puntata dello spread, con un Berlusconi del tutto defilato e silente (che le sentenze non erano arrivate), ci riuscì. E allora ? 
Forse, e dico FORSE, nuove elezioni potrebbero portare a due risultati :
1) una delle coalizioni (sperabilmente coesa sul programma di governo che verrà) vince in maniera sufficientemente netta  e a quel punto, come in Spagna, Irlanda, Portogallo, PROVA a fare riforme difficili, reggendo l'urto della piazza e ricordando ai cittadini che le leggi poi le fanno il Governo e il Parlamento (parole TESTUALI dei ministri spagnoli di Rajoi).
2) NON vince ancora una volta nessuno in modo sufficiente da governare in modo autonomo, e allora anche gli attuali malpancisti delle alleanze ampie (tra cui Renzi è da tempo un capobandiera) dovranno rassegnarsi e con loro "il loro popolo che non capirebbe". 
Alla disamina odierna di Battista preferisco pertanto quella di Davide Giacalone che ben ricorda come questa navigazione a vista non ci tiene poi così lontano dagli scogli.
Da leggere


Dire e disfare

Enrico Letta dice “basta tasse”, nel mentre le aumenta. Fabrizio Saccomanni dice che la legge di stabilità non è stata bocciata, nel mentre va a dire alla Commissione che l’abbiamo già cambiata. Letta aggiunge che “alla fine” sarà equilibrata, così confermando che la cambieremo ancora. Saccomanni, dopo avere detto che non la cambieremo, sostiene che la ripresa è in atto, mentre il prodotto interno continua a scendere. Letta parla contro gli ayatollah del rigore, ma pratica il fondamentalismo fiscale. Saccomanni basa i calcoli su un 2014 con la crescita all’1.2%, che sarebbe ancora poco, se non fosse il doppio di quel che è prevedibile. Letta ci mette la ciliegina: se continuiamo ad aumentare la pressione fiscale (ovvero quel che stanno facendo) Grillo andrà al 51%. Quello sarà un problema suo, e se lo meriterebbe anche, assieme a una coalizione ove di largo c’è solo l’incapacità, ma il problema collettivo è che frugando ancora nelle tasche dei cittadini e delle imprese si soffoca l’Italia che produce e compete, stringendo i denti. Siamo noi tutti a non meritarci né questo modo di governare né che l’alternativa siano le scempiaggini ortottere.
Il ministro dell’economia sostiene che i conti italiani vanno valutati anche alla luce delle privatizzazioni annunciate. A parte che quelle sono “vendite” e non “privatizzazioni”, ciò conferma la cattiva impressione che avevamo subito avuto: il fatto che solo il 50% sia destinato ad abbattere il debito vuol dire che si sta usando il patrimonio per sostenere la cassa. E questa è la cosa peggiore che si possa immaginare. Se volete vedere quel che succede così procedendo, guardate verso Genova: prima si privatizza l’Amt; poi ci si rimangia l’operazione; quindi si vorrebbe riprivatizzare vendendo alle Ferrovie dello Stato, che non sono private; infine si prova a riportare l’ordine usando i quattrini della spesa pubblica. In questo modo ci si assicura un dissesto sempre più grande, quindi un futuro disordine indomabile. Insipienza & incoscienza.
Non è che ci provi gusto a criticare l’operato del governo, perché l’Italia avrebbe bisogno del contrario, ovvero di un operare condiviso e incisivo. Il punto è che mi sfugge in che consista l’operato, dato che vedo solo incontinenza oratoria.  Prendiamo, ad esempio, quel che, in questa settimana, ha fatto il governo tedesco. A fronte di un blando richiamo della Commissione europea, relativo al surplus commerciale, Angel Merkel ha risposto a muso duro: a diminuire le esportazioni non ci pensiamo nemmeno. Ha ragione. Peccato che nessuno glielo aveva chiesto e che se qualcuno glielo chiedesse sarebbe da ricoverare. Ma siccome era quello che andava correndo, fremendo le carni d’Europa di un brivido anti-germanico, ella è stata lesta ad approfittarne. Al tempo stesso, però, costruendo la grande coalizione con i socialdemocratici, annuncia maggiori garanzie e soldi per lavoratori e disoccupati. Quindi agisce nel senso di aumentare la domanda interna. Brava. Sia nel merito che nel metodo, perché così facendo stoppa i futuri alleati, che avevano in animo un’apertura sugli eurobond. Quest’ultima cosa la trovo nociva, il che non m’impedisce di lodare l’abilità con cui difende gli interessi che ritiene essere della Germania.
Noi abbiamo notevoli punti di forza, che qui siamo andati enumerando e che non ripeto. Li abbiamo nei numeri della nostra economia, grazie a imprese e lavoratori che hanno saputo far crescere (dal 2011) le nostre esportazioni più di quelle tedesche. Li abbiamo grazie al lungo ed enorme avanzo primario. Li abbiamo nei soldoni con i quali finanziamo le istituzioni europee e gli aiuti a chi è in difficoltà. Ma abbiamo una terribile debolezza: un equilibrio governativo che ha come principale obiettivo quello di reggere sé stesso, posponendo ogni cosa a questo cieco obiettivo. Un discutere d’economia che si basa sull’enormità delle menzogne dette, in palese e grottesca negazione della realtà. Il tutto basato sul seguente assunto: se non si facesse così si dissolverebbe il governo e andremmo verso la rovina. A me resta l’impressione che verso la rovina ci si vada evitando di governare, per riuscire a restare dove ci si trova.

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