domenica 9 febbraio 2014

LA SOLITA STORIA DELLO STATO CHE NON HA SOLDI PER PAGARE I DEBITI CON LE IMPRESE CHE CONTINUA A VESSARE CON LE TASSE


Ogni tanto mi scontro sul Camerlengo con il fratello di mia mamma, uno zio molto benvoluto da piccolo e poi molto criticato da grande (succede che lo scotto delle infatuazioni deluse comporti prezzi anche eccessivi ). Temi caldi, il berlusconismo - e l'anti - e l'evasione fiscale. Il primo lo ha per fortuna mollato, non certo per ripensamento ma per aver aderito all'esortazione Baricchese di "andare oltre", che il dialogo e il confronto hanno senso una prima volta. Quando si consta che le posizioni sono sideralmente distanti e non avvicinabili, resta solo la polemica sterile, e quindi meglio lasciar perdere. Ho fiducia che farà la stessa cosa anche in campo di evasione fiscale. Naturalmente lui, oggi pensionato, è stato un dipendente parapubblico (se associate il para ad altra parola, fatti vostri. io non l'ho scritto ), quindi uno di quelli che le tasse le ha sempre pagate fino all'ultimo centesimo. Con quale sforzo non si sa, visto che gliele toglievano prima. Che poi, come ricorda in tv l'amico Zucco, valente e ormai noto leader del Tea Party italiano, le tasse pagate dai dipendenti sono un discorso un po' a parte, che io non ho MAI sentito parlare un impiegato in termini lordi, lamentandosi sempre che la sua busta paga è povera  valutandola sempre al NETTO. Qualcosa vorrà dire. 
Ad ogni modo, sono molteplici le occasioni in cui anche chi paga le tasse, perché senza alternative, poi cerchi di eluderle  in altri modi. L'IVA per esempio. Il commerciante o l'artigiano che non rilasciano la ricevuta non lo fanno per risparmiare l'Iva, che quella mica la pagano loro, bensì il cliente. Loro risparmiano sull'Irpef o Ires che sia. 
Il pactum sceleris - per lo stato, che ai due cittadini va benissimo - è " io non rilascio fattura, ricevuta, non batto lo scontrino :  tu non paghi l'Iva e io non pago l'Irpef (o similia)".  Avviene ogni giorno in migliaia di casi e se da una parte c'è l'evasore demonizzato - lavoratore autonomo a vario titolo - dall'altra c'è il cittadino comune, e quindi spessissimo quello che poi grida "dagli all'evasore".  Abbiamo riportato (
 http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/02/i-professori-come-e-peggio-degli.html ) il caso esemplare degli insegnanti che sistematicamente non rilasciano ricevute per le lezioni private, e poi ci sono le mille piccole o medie gabelle che si cerca di evitare, di pagare in ritardo, in misura ridotta con vari espedienti (canone RAI, animale domestico, Imu, Tares, bolli auto, patente, passaporto ...).  Probabilmente, nonostante sia un affezionato lettore del blog, mio zio dopo tre anni pensa ancora che se le tasse le pagassero tutti, diminuirebbero. Questo contro ogni evidenza statistica, empirica oltreché economica. Perché le tasse diminuiscano, lo Stato deve abbassare i suoi bisogni, le aree di cui si occupa, male, e con esse, tutte le occasioni conseguenziali di sprechi e di ruberie. 
Resta che lui, e come lui tanti, s'indigna molto perché gli italiani non hanno senso civico.
SU questo è facile concordare (indignarsi meno, spiegherò subito perché), in generale, però è anche piuttosto difficile averne, di senso civico, quando lo Stato ruba ai suoi cittadini. Il caso esemplare è il debito per miliardi di euro degli enti pubblici, dai ministeri, agli enti locali di tutti i livelli, alle ASL, nei confronti delle imprese. Non se ne sa nemmeno l'entità precisa, il che la dice lunga anche sulla peraltro nota inefficienza della macchina pubblica. Anche in questo campo, è partita la procedura d'infrazione contro l'Italia da parte della UE (vabbé, una più una meno, che ci frega ? ah ma poi tocca pagare le multe...pagherà lo Stato mica noi...deficienti che siamo). 
A suo tempo, che Alfano osò dire "compensiamo i debiti con le imprese con quelli loro verso il fisco", Monti gli diede del sovversivo !! (Monti per fortuna è scomparso dai radar, perché a volte poi il tempo i bluff li smaschera. Scelta civica è sotto i livelli di prefisso telefonico in TUTTI i sondaggi elettorali).
Cosa c'era di così scandaloso ? Nulla , tanto è vero che poi un provvedimento in questo senso lo hanno pensato. No il problema è che NON possono permetterselo. Che nel pretendere sciolgono i cani di equitalia ma nel pagare fanno leggi incostituzionali stabilendo regole diverse per l'esigibilità dei crediti, la procedibilità delle azioni esecutive contro gli enti pubblici (tutte cose fatte, senza pudore alcuno).
Non possono rinunciare alla cassa, che se no come li pagano gli stipendi a quelli che "dagli all'evasore !!" ?? , e chissene frega se poi le aziende, prese da questa morsa tra crisi economica e fisco esorbitante e comunque da pagare, falliscono.  Se non ho letto male, ben ottomila nel 2013 hanno chiuso i battenti e non li riapriranno. Invece le ASL non chiudono, anche se non pagano.
L'ultima vergogna - parola che io uso con molto fastidio tanto è abusata, e quindi quando lo faccio vuol dire che ci sta - è proprio il dietrofront su questa cosa delle compensazioni, con il blocco delle cartelle esattoriali in capo a soggetti che avessero crediti almeno equivalenti nei confronti degli enti pubblici. 
Ebbene, nun se po' fa, che la ragioneria ha fatto presente che potrebbero esserci esigenze di cassa.
Altro che potrebbero ! Ci saranno di sicuro, che tanta è la fame di soldi dell'idrovora statale, ma questo si sa da sempre.
Solo che stavolta sembrava ci si fosse decisi che a pagare semmai toccasse a qualcun altro, che alle aziende si dovesse dare respiro. 
E poi, tornando ai discorsi ALTI di senso dello Stato, della cittadinanza, come è mai possibile rispettare un sistema dove la mano pubblica prende il discutibile dovuto ( a questi livelli è molto più che discutibile) e non dà il compenso per il lavoro svolto ?
Vi lascio allo sfogo denuncia di Davide Giacalone





Italicus fiscale

Non manca la copertura, manca la vergogna. Il Senato, in sede di conversione del decreto “Destinazione Italia” (nomignoli a misura di vuoto), aveva approvato un emendamento che stabiliva il blocco delle cartelle esattoriali in capo a soggetti aventi, con la pubblica amministrazione, crediti commerciali equivalenti o superiori. Lo abbiamo dettagliatamente raccontato, specificando che l’emendamento era stato presentato dai parlamentari del Movimento 5 Stelle, nonché fatto proprio dai relatori. Avevamo anche spiegato perché si trattava di un passo in vanti, ma non sufficiente. Suggerendo ulteriori modifiche, di buon senso. Invece vogliono cancellare anche quel poco. Lo scempio potrebbe avvenire domani mattina, alla riapertura della Camera dei deputati.
E’ successo, infatti, che la Ragioneria generale dello Stato ha eccepito la mancata copertura e, come già avevamo avvertito, che quel meccanismo di blocco avrebbe fatto calare il gettito 2014. Immaginando l’obiezione, l’avevo prevenuta. Ma è obiezione tanto fondata quanto improponibile, perché implica che lo Stato pretenda di non pagare quel che deve e, al tempo stesso, pretenda di avere quel che gli è dovuto. Lo so che è esattamente quel che accade, ma è anche intollerabile. Presuppone uno Stato baro, che usa la forza per violare i diritti dei cittadini e venire meno ai propri doveri.
Siccome però, lo ripeto ancora, l’obiezione è fondata, come si può affrontare il problema? Facendo la sola cosa che è comunque necessario fare: tagliare le spese. Rimandando all’infinito il giorno in cui si comincerà seriamente a farlo non otterremo altro che tagliarle tutte insieme e quando non ne trarremo il giovamento correlato. Lo faremo per disperazione e traumaticamente. Invece va fatto (lo si sarebbe già dovuto fare) con gradualità e ponderazione. Ma tagliando, non limando. Quel mancato gettito, determinato dal fatto che lo Stato deve dei soldi ad aziende e professionisti, diventa, a un tempo, testimone di giustizia e preveggenza, innescando la salvezza futura.
Cosa hanno in mente di fare? Di imboccare una strada del tutto diversa: fanno saltare il blocco e inseriscono la “compensazione”, che sembra la stessa cosa e, invece, è quasi l’opposto. E’ vero che compensando debiti e crediti si otterrebbe lo stesso risultato, ma si provocherebbe anche il medesimo ammanco. Il trucco sta nel fatto che la compensazione non si potrà fare finché non ci sarà il decreto attuativo, che, del resto, il governo dovrà emanare tenendo conto della necessità di garantire gli “equilibri di finanza pubblica”. E’ un imbroglio. Vedrete che il decreto non arriverà in 90 giorni, ma se la prenderà comoda. Conterrà la necessità di trattare la compensazione con gli uffici del fisco. Poi gli squilibri porteranno alla deroga. Se proprio andrà bene si dovrà pagare subito il dovuto e accettare la rateizzazione o posticipazione del preteso. Ma deve andare bene, perché partirà subito la minaccia delle verifiche fiscali, si entrerà nella vergogna che per potere compensare si dovrà essere sottoposti a esami clinici. Che non solo sono una minaccia in sé, non solo intralciano l’attività produttiva, ma durano mesi. Quindi: 90 giorni (a dir poco) per il decreto; 2 mesi per la trattativa con il fisco; 4 mesi per la verifica. Fanno nove mesi, e visto che siamo a febbraio ne deriva che tutto questo andrà a pesare sul bilancio 2015. Che, lo ricordo agli zuzzurelloni che immaginano di votare, è anche quello in cui si comincia a ballare con l’orchestra del fiscal compact.
Due considerazioni finali. La prima: i problemi di finanza pubblica sono reali, mica dei pretesti, e chiunque ragioni con senso di responsabilità deve porseli, non considerandoli solo del governo. Ma se quei problemi si affrontano aumentando le pretese fiscali, per giunta, come in questo caso, sconfinando nell’inaffidabilità dello Stato, vuol dire che al governo non ci sono i buoni o i cattivi, ci sono gli incapaci. Questo genere di stabilità, lo ripeto da mesi, è velenosa. La seconda: il voto deve per forza farsi lunedì perché poi l’aula deve essere pronta a discutere il sistema elettorale, orrendamente denominato “Italicum”. Vedo lievitare uno spettacolare dibattito onanistico, con affermazioni strampalate e destinato a negare l’evidenza: il nuovo e il vecchio sistema si somigliano come i figli della stessa orgia. Ma non è questa la seconda considerazione, bensì: se per liberare il binario all’Italicum si fa passare la descritta porcata fiscale, appena successiva alla stellare maialata della Banca d’Italia, quel treno si chiamerà presto Italicus. Tristemente noto per una strage. Galera ai terroristi bombaroli, ma dal treno vogliamo scendere. Subito.


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