Su questo Blog la posizione è stata sempre esplicita e gridata : io sto con Dolce & Gabbana contro le pretese del Fisco e dello Stato italiano. Numerosi i post tra cui : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/07/chiuso-per-indignazione-bravi-dolce-e.html
http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/07/il-documento-di-d-contro-la.html
http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/03/in-appello-laccusa-sorpresa-assolvete.html
Una vicenda surreale, dove all'inizio i due famosi stilisti avevano avuto la fortuna di incappare in un Giudice intelligente che, per prima cosa, aveva spiegato a quelli dell'Agenzia delle Entrate che le loro deduzioni e proiezioni, rispettabilissime, erano partigiane : nessuna presunzione di verità . In un processo, fiscale o penale che sia, l'Agenzia è una PARTE, e le sue tesi devono essere dimostrate, esattamente come lo devono essere le contestazioni ed eccezioni del cittadino. Dopodiché li aveva assolti.
Ma pensate che uno come il PM Greco molli la presa, tanto più che questo processo gli serviva per inquisire anche i consulenti fiscali dei due imprenditori e crear eun precedente terroristico nei confronti dei fiscalisti ? Quindi ricorso in Cassazione, che disponeva un nuovo giudizio, dove il Collegio, nonostante la sorprendente richiesta di assoluzione proveniente anche dalla Procura Generale (Greco doveva essere in ferie in quel periodo), assolve gli imputati da altgri reati ma condanna tutti ad un anno e sei mesi per omessa dichiarazione.
Adesso ultimo atto, con la Corte Suprema che, smentendo se stessa (in realtà, si tratterà di un'altra sezione, oppure semplicemente di un altro collegio, come non è affatto raro che accada, per la gioia di quelli che rompono le palle con la bufala de "la certezza del diritto" ) praticamente dà ragione al primo giudice e assolve Dolce e Gabbana.
Nel frattempo sono passati anni, spese legali costosissime, danni all'immagine, oltretutto ingigantiti dalle demenziali posizioni di alcuni amministratori della giunta milanese di Pisapia (chi voleva negargli spazi espositivi, chi revocare loro l'"ambrogino d'oro" concessogli dalla città...).
Vabbè, cerchiamo di non pensare al fatto che, come sempre, nessuno risarcirà tutto questo e di vedere la metà piena del bicchiere e brindare con esso al fatto che, per una volta, giustizia è fatta !
Chiuso il caso Dolce e Gabbana: assolti
La Cassazione annulla la condanna per evasione
fiscale: «Il fatto non sussiste».
fiscale: «Il fatto non sussiste».
La reazione: viva l’Italia
MILANO Ammesso che sia inquadrabile come reato di «omessa
dichiarazione» l’aggressiva politica di ottimizzazione fiscale praticata
dalla società di diritto lussemburghese Gado srl quando gli stilisti
Domenico Dolce e Stefano Gabbana le cedettero nel 2004 i propri marchi,
è da verificare in un Appello-bis se sia reato riconducibile al legale
rappresentante della società Alfonso Dolce (fratello di Domenico),
mentre di certo «il fatto non sussiste» per i due stilisti e tre loro
professionisti. Lo ha stabilito ieri la Cassazione che, all’esito di una altalena di verdetti dal 2011, ha annullato senza rinvio la condanna in primo e secondo grado a 1 anno e 6 mesi degli stilisti difesi dagli avvocati Dinoia, Simbari e Taglioretti; annullate anche le condanne del commercialista Luciano Patelli nonché dei direttori generale e finanziario Cristina Ruella e Giuseppe Minoni (difesi dai legali Coppi, Bana, Cagnola, Mucciarelli, Centonze); e ordinato un nuovo Appello per il solo Domenico Dolce, con cancellazione intanto dei 500.000 euro di danni all’Agenzia delle Entrate e prescrizione tra soli 7 giorni.
Nel 2004 gli stilisti costituiscono la lussemburghese Gado alla quale cedono i marchi ad un prezzo ritenuto dall’accusa sottostimato, con il risultato che le royalties vengono tassate più favorevolmente in Lussemburgo. Nel 2007 i pm Laura Pedio e Gaetano Ruta contestano però che la Gado srl sia solo fittiziamente in Lussemburgo, e che invece tutta in Italia sia la gestione dei marchi che genera reddito. Ma l’1 aprile 2011 il gup Simone Luerti proscioglie tutti perché giudica uno schema di elusione del tutto incompatibile con i principi di tassatività e determinatezza alla base delle responsabilità penali.
I pm del pool di Francesco Greco ricorrono allora in Cassazione, puntando con questo caso-pilota ad affermare pure la responsabilità dei professionisti che costruiscono le architetture elusive del Fisco. E il 22 novembre 2011 la Cassazione, mentre conferma il proscioglimento dalla truffa allo Stato, annulla invece quello per omessa dichiarazione. Si celebra così il processo, dove il 19 giugno 2013 il Tribunale assolve gli imputati dall’accusa di avere sottratto base imponibile con la sottovalutazione delle plusvalenze prodotte dalla cessione dei marchi alla Gado, ma condanna per l’omessa dichiarazione. A sorpresa il 29 aprile 2014, nell’Appello, il pg Gaetano Santamaria chiede l’assoluzione condividendo le tesi difensive, ma i giudici confermano la condanna, ritenendo la Gado solo fittiziamente in Lussemburgo, e quindi l’omessa dichiarazione in Italia scientemente finalizzata a conseguire maxirisparmi fiscali. Ieri, però, la Cassazione riporta le lancette all’iniziale proscioglimento del gup. «Siamo persone oneste, W l’Italia», festeggiano gli stilisti per i quali resta aperto il fronte delle Commissioni Tributarie, dove, versati all’erario circa 40 milioni di omessa Iva, pendono ricorsi per circa 350 milioni.
Luigi Ferrarella
RICCARDO CATTARINI
RispondiEliminadi là del caso specifico, il problema generale è quello di un sistema fiscale che, rispetto agli altri sistemi europei, è costosissimo, complicatissimo e soprattutto imprevedibile. Qui da noi, con la Slovenia a portata di passeggiata, ormai la società slovena la fanno anche i fruttivendoli. Risparmiando qualche decina di migliaia di euro all'anno, e scusate se è poco. Se non ne usciamo non c'è futuro ...