Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
lunedì 24 novembre 2014
L'ULTIMO LIBRO DI CAROFIGLIO. LA GIUSTIZIA SOSTANZIALE E LA COSCIENZA DELL'AVVOCATO
Qualche giorno fa ho riportato sul blog ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/11/pensieri-sul-processo-eternit-la.html ) alcune passaggi dell'ultimo libro di Carofiglio, La Regola dell'Equilibrio. Lo stavo leggendo quando è uscita la sentenza Eternit, e la valanga di considerazioni, molte, troppe pseudo tali, sul concetto di "Giustizia". Adesso il libro l'ho finito, e quelle pagine si sono rivelate le più belle. Però nel finale il protagonista di turno della storia ( l'altro è fisso, ed è l'avv. Guerrieri), il giudice che tanto saggiamente aveva spiegato la "giustizia possibile", si lancia in sofismi niente male.
Siccome il romanzo avrebbe anche una minima tintura di giallo non mi addentro troppo nei particolari, anche se a metà libro anche quelli scarsi di intuito hanno compreso dove si andrà a parare.
Dunque la questione è questa. un giudice che si fa dare dei soldi in ragione di un suo provvedimento compie sicuramente il reato di corruzione in atti giudiziari. ma se il provvedimento in questione è giuridicamente corretto, se quel giudice lo avrebbe comunque adottato, perché rispondente al diritto, quella corruzione ha realizzato un'ingiustizia ? L'ipotesi di reato si concreta lo stesso, è pacifico : la legge stabilisce l'illecito, da parte del corrotto, all'accettazione dell'offerta di denaro. Ma resta che quel provvedimento è giuridicamente ineccepibile, realizza compiutamente e correttamente ciò che prevedono le norme e quindi, nella sostanza, è giusto.
Per cui quel giudice, pur sapendo di compiere formalmente un reato, non penserà di aver commesso un'ingiustizia. Anzi.
Sono sicuro che alla mente vi sovverranno più casi di storia giudiziaria che possono ricordare questa situazione, e chissà se l'autore del libro non li abbia avuti bene in mente nello scrivere la trama.
Dopodiché si propone un altro problema, molto presente nei film e nei romanzi, meno nella realtà. L'avvocato difensore che scopre, magari tramite le indagini investigative difensive, che il proprio cliente è colpevole di un reato che lo ripugna, come si deve comportare ? Difenderlo lo stesso ? Rinunciare al mandato ? Denunciarlo o comunque trovare il modo di far pervenire quanto appreso all'autorità ?
Sappiamo che nella realtà questa crisi di coscienza raramente si pone. Chi accetta di fare il penalista sa che più spesso difenderà dei colpevoli, e il suo scrupolo sarà, nei casi migliori, esercitare la propria difesa osservando le regole processuali, senza cercare di barare (per esempio, corrompendo testimoni, periti e su fino al giudice...).
In alcuni casi dei colleghi si astengono aprioristicamente dall' assumere la difesa di imputati di specifici reati (per esempio le colleghe donne sono reticenti nei casi di violenza sessuale). Però nel caso la difesa sia stata assunta e, come detto, si scopre che il cliente è colpevole, ripetiamo, di un reato che ci ripugna (per un topo di appartamenti o un truffatore di assicurazioni non è che uno si scalda poi troppo) ?
Ora, come sanno bene i colleghi di penale, ma non la gente comune, e forse nemmeno tutti gli avvocati che fanno solo civile, la denuncia del cliente non solo non è possibile deontologicamente, ma concreta una fattispecie criminosa : l'infedele patrocinio. Punita severamente, anche da tre a dieci anni...
Resterebbe la rinuncia al mandato, ma nei film e nei romanzi questa sarebbe una soluzione troppo pavida.
Ricordo Al Pacino in un bel film del 1979, "Giustizia per tutti" , che naturalmente fa una scelta diversa, che si intuisce gli varrà la radiazione.
Per la gente normale, la scelta dell'avv. Kirkland (Al Pacino) è quella giusta, gli avvocati sanno che non è percorribile, e non a caso non solo il sistema non la prevede, ma la sanziona.
Una cosa, in questi frangenti, sarebbe bene evitare : mentire a se stessi. Rischio di chi eccede nei sofismi, ma anche di chi pensa nella vita di recitare un parte diversa dalla propria, da ciò che si è veramente.
"Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne arriva al punto di non distinguere più la verità , né in se stesso, né intorno a sé" ( Dostojevskij, "I Fratelli Karamzov").
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CATALDO INTRIERI
RispondiEliminase ti legge Domenico Battista che detesta i romanzi di Carofiglio quanto il Lapec ti leva leva il saluto
DOMENICO BATTISTA
RispondiEliminaDetesto Carofiglio , perchè da magistrato "sceso" in politica , ha una visione del ruolo e della funzione dell'Avvocato nel processo penale totalmente errata; tanto è vero che il suo eroe è l'avv. Guerrieri, personaggio equivoco che conosce le regole della deontologia come io conosco le regole dell'astrofisica. Non detesto affatto la Lapec, solo che la vedo e riconosco come associazione politica alternativa e parzialmente in contrasto ad Ucpi e, essendo - forse ancora per poco - aderente alla mia Camera penale e fedele ai principi dell'articolo 2 dello Statuto UCPI, non ritengo di appoggiare chi persegue fini diversi da quelli ai quali io, nonostante tutto, continuo a credere.
DOMENICO
RispondiEliminaComunque poichè non compro i libri di Carofiglio per non dare soldi ad un magistrato che ha usato la toga per la politica (più o meno come De Magistris) allo stesso modo per cui non sono mai andato a vedere il derby capitolino quando la Magggica gioca fuori casa per non dare soldi all'odiata lazie, potrei accettare come regalo di Natale il libro di questo autore che tanto vi piace per cercare di capire il vostro insano innamoramento.
FRANCESCO ANTONIO MAISANO
RispondiEliminaMai letto. Mai leggerò!
CATALDO
RispondiEliminafate male. Il pregiudizio non si addice ad un avvocato , Domenico Battista dolorasamente mi stupisce
DOMENICO
EliminaCataldo smettila di innamorarti ogni giorno di una associazione diversa. E smettila di considerare pregiudizio la non condivisione delle tue legittime idee e passioni.
CATALDO
Eliminacaro Mimmo il libertinaggio intellettuale, nel caso di specie felicemente condiviso con tanti coinnamorati dell'unione , è qualcosa di connaturato all'avvocato cui non si addice una fede monogamica.
EUGENIO SPINELLI
RispondiEliminaAnche io non ho una particolare passione per Carofiglio, mentre, al di là del finale che è assolutamente un "americanata", trovo eccezionale e drammaticamente realistica l'interpretazione di Al Pacino in "...e giustizia per tutti", come in questo spezzone tratto dal film http://youtu.be/hNMoT8fAc48
...e giustizia per tutti (Al Pacino)
riabilitazione carcerati e suicidi in carcere. film di denuncia sul sistema giudiziario
youtube.com
MARCO SIRAGUSA
RispondiEliminaRegalerò "testimone inconsapevole" a Fam e Domenico per Natale.
Un libro che impone riflessioni sull'euristica della prova orale.
CATALDO
EliminaE sulla fallacia della memoria.
LUDOVICA GIORGI
RispondiEliminao voto Domenico e FAM. E ciò, nonostante ed anzi proprio perchè ho letto (sic!) testimone inconsapevole. Poi, dopo aver errato una volta, non ho perseverato...
LELLO LEPORE
RispondiEliminaÈ stato l'unico libro che ho letto di Carofiglio, proprio perchè anch'io sono un libertino. Ovviamente intellettuale. Dopo di che ho deciso che i miei soldi non li avrei più regalati a Carofiglio, che ho conosciuto allorquando era Pm a Foggia, e francamente non ne conservo un buon ricordo.In privato vi posso spiegare il perché
MARIA MERCEDES PISANI
RispondiEliminaIo Carofiglio l'ho letto, ma senza fermarmi a farne un'anamnesi giuridica o giudiziaria, soltanto perché è gradevole e non impegnativo e molto meglio di un Fabio Volo. Il commento di Stefano Turchetti, però mi ha fatto venire in mente Jacques Vergès, persona quanto mai controversa, ma un AVVOCATO. "Plus l'accusation est lourde, plus le devoir de défendre est impérieux. L'avocat est comme un médecin qui doit soigner tout le monde. L'avocat ne defend pas le crime, mais celui qui l'a commis." In fondo, perché se il medico cura il malato/persona moralmente abietta, compie comunque un'opera meritoria, mentre l'avvocato che difende la stessa persona in un processo viene moralmente ed eticamente etichettato, come se ne condividesse la responsabilità?
FRANCESCO LARATTA
NOn ho conosciuto Carofiglio PM e non me ne frega nulla. L'ho conosciuto per l'Avv Guerreri ed è una prosa che a me piace molto.