Il Virgilio come Scampia ? Questo parallelo mi è venuto in mente, leggendo di quanto avvenuto al noto liceo capitolino, frequentato per lo più dai pargoli di una certa parte della Roma bene.
I fatti. Un giovanotto maggiorenne, studente dell'istituto, viene arrestato in flagranza di reato da agenti in borghese che lo pizzicano mentre il primo spacciava una dose di droga ad un collega liceale, 14enne.
Bene, anzi male : come a Scampia e in altri quartieri dove la polizia ha i suoi bei guai ad entrare, figuriamoci ad intervenire, c'è la rivolta contro l'"invasione" del territorio da parte delle "guardie".
Proprio così si legge in un manifesto esposto dai demenziali fanciulloni della scuola : "fuori le guardie delle scuole".
GUARDIE, il termine spregiativo della delinquenza abituale, adottato dai ribelli alla matriciana, figli di mamma e papà, che giudicano i cortili e le aule della scuola una sorta di "zona franca", dove loro possono fare i comodi loro e dove la legge non deve entrare.
E so' cose belle...
Stupefacente irresponsabilità
Stupefacente, quel che accade in un liceo romano.
Istruttivo, anche perché lo spaccio di droga non è certo un’esclusiva di
quell’istituto, così come anche la diseducazione alla legalità, capace di
generare irresponsabilità diffusa. Il liceo è il Virgilio, ma qui esaurisco le
identificazioni specifiche, visto che si tratta di una storia che coinvolge
ragazzi. Credo meritevoli di punizioni, ma non essendo la diffusione delle loro
identità una accettabile pena accessoria. Il web conserva quei nomi per una
vita, mentre spero loro sappiano costruirsene una diversa. E poi, appunto, non
si tratta solo di questo episodio.
Durante l’ora della ricreazione entrano nel liceo dei
carabinieri, in borghese, effettuano una perquisizione e arrestano uno
studente, in flagranza di reato: il maggiorenne, 19 anni, vendeva una dose di
hashish a un minorenne di 14 anni. Un’altra dose l’aveva in tasca. Naturalmente
lo arrestano. Fatti i controlli si scopre che il giovane spacciatore era già
stato arrestato, nel 2013, con in possesso 500 grammi di droga.
Mezzo chilo. Come dire: uno del ramo. All’epoca era minorenne e fu messo in
prova. Direi che l’ha fallita.
Effettuato l’arresto scoppia la buriana, con un centinaio di
studenti che vanno a protestare in presidenza, contestando la presenza di
carabinieri all’interno della scuola. Proponendosi di “riprendersela”. A dar
manforte arriva un rappresentante dei genitori, che contesta lo stile “far
west”. A tutti costoro, pargoli e adulti, sembra normale che la legge possa
essere violata, mentre sembra riprovevole che la forza pubblica pretenda di
farla rispettare.
Basterebbe ciò per far capire che il corso di studio ha
complessivamente fallito, non riuscendo a trasmettere né il concetto di
legalità né quello di responsabilità.
Taluni ritengono che la legge vada
cambiata e la droga liberamente scambiata e consumata? Io la penso
diversamente, ma rientra fra le libertà che difendo quella di battersi in quel
senso. Non rientra, invece, fra i diritti di ciascuno quello di violare la
legge di tutti. A scuola, per giunta. La legge proibisce di vendere ai
minorenni le sigarette e gli alcolici, mentre a scuola si può portare loro la
droga? Un bel tema di discussione, che nelle scuole non dovrebbe essere
scantonato, ma affrontato.
La cosa, però, può essere imprudente. In quello stesso
liceo, difatti, erano stati organizzati, a cura di insegnanti e genitori, degli
incontri sul problema della droga. Peccato che ne avevano affidato
l’organizzazione a quelli di Scientology, una parareligione settaria,
particolarmente attenta alla sorte degli adepti più danarosi (si può
raggiungere la purificazione, ma a cospicuo pagamento). Se quelle sono le
occasioni di dibattito non c’è da stupirsi per l’alto livello di consapevolezza
diffusosi fra i frequentatori.
Può darsi che quel liceo sia particolarmente sfortunato, ma
restituisce il dagherrotipo di una collettiva faciloneria, insipienza e
incoscienza.
E se l’universo dei più giovani è, come sempre (grazie al cielo),
variamente composto, con gente che studia e gente che perde tempo, con ragazzi
che pensano a costruirsi un futuro e altri che esauriscono le forze nel godersi
il presente, con gli infiniti stadi intermedi che fanno dell’adolescenza,
sempre, una stagione di passaggio e trasformazione, è l’universo degli adulti a
dare il peggio di sé. Anche fra questi, naturalmente, ci sono tante diversità
quante sono le persone, ma complessivamente producono, consentono e si
rassegnano a uno svaccamento che s’incaponisce a cancellare dalla vita dei
figli ogni ipotesi di punizione e dolore.
Una bolla irreale e iperdiseducativa,
talché neanche spacciare droga a un minorenne è considerato motivo sufficiente
per essere arrestati. Figurarsi se quello stesso mondo è in grado di sostenere
che chi non studia debba essere bocciato.
I viziati non sono i figli, ma i genitori. I primi sono,
semmai, depredati del necessario confronto con il principio d’autorità. Da
sfidare, da contrastare, perché questa è la storia del mondo, ma pur sempre da
assorbire, per poi riprodurlo. Il contrario del principio d’autorità non è
quello di libertà (che si conquista sfidandolo), ma d’incapacità a distinguere
il buono dal cattivo, il bene dal male, il giusto dall’ingiusto. Si può
sbagliare nel distinguere, ma mai rinunciare a distinguere. Quando i genitori e
gli insegnanti si smidollano non producono sregolatezza, ma desiderio di
autoritarismo. La cosa più triste è che il fallimento degli adulti lo pagano i
ragazzi, oggi illusi che fra un diploma a bassa intensità di sapere e uno
spinello ad alta intensità di dissipare passi qualche cosa che somigli alla
vita.
Questa storia di questo 19enne credo sia emblematica di questi nostri nefasti tempi in cui la famiglia, troppo spesso, non ce la fa, non sa o non può porsi come autorevole nei confronti dei figli.
RispondiEliminaMi azzardo a fare un parallelo tra questo ragazzo (stupido e presuntuoso)e quel Foffo che in combutta con un suo compagno di
"strisce" di cocaina ha ammazzato un terzo ragazzo per vedere l'effetto che fa la morte .
Il primo, incredibile commento del padre udito in TV è stato "Eppure aveva tutto" .
E forse il problema è tutto qui, aveva avuto troppo, troppo presto e troppo facilmente e la vita "normale" di un giovane di questi tempi lo annoiava .