Quel che promitto mantingo...
Avevo detto che avrei votato la Meloni, e così ho fatto.
Ho anche detto che chiunque fosse arrivato al ballottaggio contro la candidata grillina, pure lo avrei votato e così farò.
Peraltro, Giachetti è un candidato che non mi dispiace, per il suo passato radicale - e infatti la Bonino ha indicato il sostegno di quelli della rosa per lui - e poi lo ritengo un bravo cristiano.
Notoriamente, preferisco la capacità politico-governativa alle presunte qualità etiche, però se uno oltre che capace è pure per bene, mica mi dispiace. Il contrario è inaccettabile - per male e incapace ! - mentre , se devo scegliere tra le due qualità, onesto o capace, mi dispiace per i moralisti ma scelgo tutta la vita la seconda.
A me interessa che la città, o la Nazione, funzionino, e pazienza se chi è in grado di farlo si accaparra qualche privilegio personale.
Renzi mi sta sui cabasisi, ogni giorno di più, ma se governasse bene, l'antipatia la terrei a bada.
Evidentemente, pensandola in questo modo, la presunta - ché poi, quando gli capita di occupare qualche poltrona, non mi sembra che le cose vadano così diversamente - specialità dei grillini, il loro essere onesti mentre tutti gli altri rubano, non suscita su di me chissà quale appeal. Anche Marino, tutto sommato, pare sia stato alla fine piuttosto onesto - vabbè, qualche rimborso spese discutibile, sarà mica un peccato mortale ??! - , ma era un pessimo sindaco.
Dei grillini non mi piacciono molte cose, in primis un giustizialismo spinto fino al forcaiolismo (questa cosa, da sola, esclude qualsiasi possibilità presente e futura di un mio voto), ma vogliamo parlare del reddito di cittadinanza (una cosa del genere, i soliti svizzeri referendari l'hanno respinta col 76% dei voti !! e loro sono ricchi !) ?
Probabilmente la Raggi, grazie anche al forte astensionismo e al qualunquismo protestatario, sempre ben pasciuto da un elettorato che di motivi di scontento ne ha senz'altro parecchi, diventerà sindaco di Roma e temo non farà bene, sia per inesperienza che per programmi vaghi e bislacchi. Io, nel mio piccolo, proverò ad evitarlo.
Certo, mi darà parecchio fastidio che, nel caso di miracolo romano, gente come Guarini e Serracchiani, i ventriloqui irritanti di Renzi - non c'è niente di peggio dei più realisti del re : insopportabili ! - si impossesseranno del mio voto, e dei tanti come me, per gridare alla vittoria trionfale del renzismo. Si scorderanno che quando si è trattato di votare il PD e BASTA a Roma il partito ha registrato un'emorragia di voti prossima al 50%.
Del resto è il leitmotiv di tutte le elezioni (anche delle iscrizioni) : sempre meno voti nelle urne, però compensati dalla percentuali che, più spesso, in questa strana gara a chi perde meno elettori, consentono di vincere.
E così anche stavolta si registra una bassa affluenza alle urne - un generale 60%, risultato, mediocre, che peggiora in tutte le grandi città dove si supera il 50 - ma siccome poi il risultato si porta a casa, tocca sentire gente stomachevole come Guerini che parla di "democrazie mature", citando gli esempi di oltre confine.
Proviamo, anche se è inutile, a ragionarci su.
La democrazia ha come caposaldo la partecipazione al voto dei cittadini. Non è un sistema molto efficiente, sicuramente l'uomo solo al comando potrebbe funzionare meglio (certo dipende se ti capita in sorte un Pericle o un Ceacescu ), però la sensazione, illusione forse, di essere più liberi, piace, e un pragmatico come Churchill ci rassicurò valutando quello democratico come il sistema meno peggiore.
Se così è, allora sarebbe bene che la gente per lo più votasse.
Il motivo è anche di pace sociale. Se le decisioni che governano un paese, quelle più importanti, sono sostanzialmente condivise, anche l'armonia della comunità è salvaguardata. Viceversa al contrario.
Nei paesi spesso citati, Gran Bretagna, Francia, quelli più a nord dell'Europa, le divaricazioni politiche sono meno nette di quanto la polemica elettorale fa immaginare. Anche da noi ormai è così. Però non sempre.
Per esempio, ricordava Orsina, la differenza tra Sala e Parisi è meno grande, alla fine, tra quella tra Raggi e Giachetti (o la Meloni, se fosse stata lei la rivale della prima), e questo fa pesare in maniera differente l'astensione milanese da quella romana.
Nel primo caso, tra gli astenuti vi sono molti che pensano, in positivo, che comunque la città avrà un buon sindaco, che i criteri di una amministrazione decente non saranno poi tanto diversi, chiunque vinca. A Roma il "non cambierà nulla" che spinge all'astensione, è di segno esattamente opposto : è lo scoramento, la sfiducia più totale.
Una bella differenza no ?
Come in passato, proverò a proporre i commenti più interessanti.
Quello che segue, di Ugo Magri, non è eccezionale ma ha il pregio della sintesi e in fondo lo trovo sostanzialmente condivisibile.
Tutti cantano vittoria. A Milano la sfida chiave
Renzi è ancora in tempo a trasformare le elezioni amministrative in un successo. Berlusconi e Salvini sperano che Parisi nasconda il disastro del centrodestra a Roma. Comunali in chiaroscuro per il M5S: boom a Roma e Torino, ma in altre città latitano
06/06/2016
Come sempre accade dopo le elezioni, anche oggi faticheremo a trovare uno sconfitto. Dal Pd alla destra, tutti faranno a gara nel dichiararsi molto soddisfatti. Nessuno può permettersi il lusso della sincerità in quanto tra 12 giorni si rivoterà ovunque (eccezion fatta per Cagliari), e dunque chi è andato male ieri spera nella rivincita il 19 giugno. In qualche caso, a ragione.
QUI CENTROSINISTRA
Renzi, per esempio, è ancora in tempo per trasformare queste elezioni, politicamente, in oro. Napoli il Pd l’aveva persa già nel 2011, e dopo quanto è capitato tra Marino e Mafia Capitale nessuno può stupirsi se a Roma è largamente in testa la Raggi. Giachetti doveva restare nella sua scia e, pur con qualche patema, c’è riuscito: missione compiuta. Difficilmente verranno battuti due sindaci uscenti come Fassino e Merola, tra l’altro parecchio avanti dopo questo primo turno. Tutto dipende da Milano: se Renzi riuscirà a imporre Sala è un conto; se invece vincerà Parisi, il bottino elettorale del premier sarà piuttosto modesto, ben al di sotto delle attese.
QUI CINQUE STELLE
I Cinquestelle hanno ottime ragioni per festeggiare: la Raggi potrà perdere il ballottaggio solo commettendo gaffe spaventose, e forse non basterebbero nemmeno quelle. Il significato anche simbolico della presa di Roma è a tutti evidente. E in fondo pure a Torino i grillini registrano un exploit perché il 30 per cento della Appendino non è poco considerato l’avversario, un sindaco preparato come Fassino. Però qui finisce. M5S non convince a Milano, né a Napoli, né a Bologna. Rimane una presenza a macchia di leopardo, che va meglio nelle città dove la destra non sa proporsi in modo unito e convincente. Guarda caso, Lega e Forza Italia erano in lite tra loro tanto a Roma quanto a Torino.
QUI CENTRODESTRA
Berlusconi e Salvini adesso diranno che è stato ugualmente bellissimo perché a Milano il loro candidato è testa a testa con Sala. Anche qui, c’è del vero: un trionfo di Parisi metterebbe tra parentesi quello che entrambi sono stati capaci di combinare nella Capitale. Dove il Cav è riuscito nell’impresa di fare perdere voti a Marchini, ma Salvini e Meloni senza Forza Italia sono rimasti al palo. Insomma, adesso i riflettori si concentreranno tutti su Milano. Perché è lì che c’è maggiore incertezza, ed è sempre lì che Renzi, Berlusoni e Salvini si giocheranno le ultime carte.
QUI CENTROSINISTRA
Renzi, per esempio, è ancora in tempo per trasformare queste elezioni, politicamente, in oro. Napoli il Pd l’aveva persa già nel 2011, e dopo quanto è capitato tra Marino e Mafia Capitale nessuno può stupirsi se a Roma è largamente in testa la Raggi. Giachetti doveva restare nella sua scia e, pur con qualche patema, c’è riuscito: missione compiuta. Difficilmente verranno battuti due sindaci uscenti come Fassino e Merola, tra l’altro parecchio avanti dopo questo primo turno. Tutto dipende da Milano: se Renzi riuscirà a imporre Sala è un conto; se invece vincerà Parisi, il bottino elettorale del premier sarà piuttosto modesto, ben al di sotto delle attese.
QUI CINQUE STELLE
I Cinquestelle hanno ottime ragioni per festeggiare: la Raggi potrà perdere il ballottaggio solo commettendo gaffe spaventose, e forse non basterebbero nemmeno quelle. Il significato anche simbolico della presa di Roma è a tutti evidente. E in fondo pure a Torino i grillini registrano un exploit perché il 30 per cento della Appendino non è poco considerato l’avversario, un sindaco preparato come Fassino. Però qui finisce. M5S non convince a Milano, né a Napoli, né a Bologna. Rimane una presenza a macchia di leopardo, che va meglio nelle città dove la destra non sa proporsi in modo unito e convincente. Guarda caso, Lega e Forza Italia erano in lite tra loro tanto a Roma quanto a Torino.
QUI CENTRODESTRA
Berlusconi e Salvini adesso diranno che è stato ugualmente bellissimo perché a Milano il loro candidato è testa a testa con Sala. Anche qui, c’è del vero: un trionfo di Parisi metterebbe tra parentesi quello che entrambi sono stati capaci di combinare nella Capitale. Dove il Cav è riuscito nell’impresa di fare perdere voti a Marchini, ma Salvini e Meloni senza Forza Italia sono rimasti al palo. Insomma, adesso i riflettori si concentreranno tutti su Milano. Perché è lì che c’è maggiore incertezza, ed è sempre lì che Renzi, Berlusoni e Salvini si giocheranno le ultime carte.
Il “trofeo” più agognato, quello in assoluto più prestigioso tanto per le destre quanto per il PD era soprattutto la bandierina sulle maggiori città ma soprattutto Roma. E soprattutto Roma, con la quasi vittoria della Raggi credo sia la misura esatta di quanto l’elettorato italiano stia cambiando………..per me in meglio. Gli endorsement tanto del Berlusca quanto di Rennzi non sono serviti a un’emerita cippa proprio perché buona parte dell’elettorato sta andando oltre gli schieramenti, oltre l’appartenenza “religiosa” a questo o quel partito.
RispondiEliminaGuardare la mappa di Roma e delle sue circoscrizioni-municipi e vedere che al PD ne rimangono soltanto due su quindici ha avuto un “certo effetto” anche sul sottoscritto che del PD non è mai stato………….anche se avevo sperato contro ogni evidenza che Renzi sarebbe riuscito a cambiare le vecchie abitudini del partito e dei suoi attrezzi e truppe cammellate. Cosa che non ha saputo o voluto fare.
Ma la gente sarà de coccio, sarà illusa che il “suo partito” è migliore, sarà pure poco informata ma alla fine ha più buonsenso di quanto la partitocrazia gliene riconosca, tanto è vero che è passata all’antipolitica dei manettari forsennati.
La DX è stata bastonata sonoramente perché non riesce ad andare oltre i suoi insensati particolarismi ma il PD è stato castigato perché alla fine la gente è stufa di promesse di rinnovamento puntualmente smentite dalla cronaca nera che riporta le poco encomiabili gesta di uomini del partito mai realmente riformato e dall’ordinarietà della vita di tutti i giorni dei suoi municipi .
Credo che uno dei motivi principali per cui il PD a Roma abbia “preso la biada” (n.d.r. un sonoro ceffone) è la pretesa di parcheggiare troppi immigrati sul groppone degli abitanti di quartieri romani che hanno già a che fare con trasporti sconquassati, raccolta dell’immondizia “quanno capita”, prostituzione dilagante e sfacciata al limite dell’offesa alla decenza pubblica sulle strade consolari e non solo, micro criminalità e commercio abusivo di ambulanti senza uno straccio di autorizzazione davanti le vetrine di negozianti oberati da tasse e poco lavoro che ne debbono anche sopportare la concorrenza sleale .
Ho l’impressione che questo risultato, soprattutto quello romano, sia un avvertimento chiarissimo al PD ma anche alle destre per dire a chiare note che la pazienza è finita e con essa la tolleranza……, vogliamo i fatti .
Io sono in pensione da un paio d’anni ma ho sempre lavorato a Roma, nel turismo fino al ’94 quando ho trovato un lavoro vicino casa, fuori Roma. Ormai a Roma ci vado soltanto se assolutamente inevitabile e confesso che il livello di degrado generale sempre in aumento, ANCHE nel centro storico più bello del mondo, mi fa male al cuore.
Il no svizzero al referendum sul reddito di cittadinanza ha molto colpito anche me . E questa bandiera del movimento stellare, e qualche altra, mi ha sempre preoccupato. Ma se cambiamento (rispetto al passato) deve essere e se non ci riesce la partitocrazia da sola a cambiarsi forse l’unica (e ultima) risorsa sono proprio i grillini.
Hiroscima rasa al suolo come Berlino un ammasso di rovine dopo la grande guerra da quelle rovine sono rinate. Allora perché non può nascere una politica nuova dopo la bomba M5S ?
Sia come sia, se il movimento andrà al governo, nel bene o nel male la responsabilità sarà tutta dei partiti da troppo tempo scollegati dalla realtà della vita del uomo qualunque che è quello che paga le tasse.
Leno
Parole di biasimo per tutti e per FI soprattutto.
RispondiEliminaPremesso che mi considero un liberale di CDX e che fino a prima delle ultimi politiche (in cui NON ho voluto votare) ho sperato di trovarne un accenno nel CDX a conduzione berlusconiana. Inutilmente perché lo statalismo e il dirigismo paternalistico purtroppo albergavano e continuano a farlo anche in strati importanti del CDX. Ritengo sincero l’intento iniziale di Berlusconi di vedere rinascere rigenerarsi l’Italia. Purtroppo prima di essere sconfitto da una certa magistratura è stato fatto fuori dall’interno dello stesso CDX. Berlusconi stenta ad accettare l’idea di essere una figura politica ingombrante e superato e forse non si rende conto che se il CDX va avanti alla “ognuno per se” è anche per colpa sua non avendo voluto-saputo incentivare la nascita di una guida alternativa a se, una persona con buone qualità dialettiche, non ricattabile e capace di unire le diverse anime dell’area. Il tracollo di FI risultante dall’esito delle urne è colpa sua ma non solo, per non aver mai voluto passare lo scettro e oggi, lui che è stato per anni l coagulante dell’area, in campagna elettorale parla praticamente per FI e basta e allora, come le urne dimostrano, stracciatella per tutti e per fortuna che la SX è a pezzi anch’essa.
I partiti tradizionali, quelli che costruirono gli steccati ideologici, hanno sbagliato tutto quello che potevano sbagliare e neanche sotto la minaccia del crescente consenso per il M5S hanno saputo o voluto rigenerarsi prendendo le distanze da una politica intrallazzona . C’è ancora chi li snobba come un corpo estraneo alla politica ma non hanno fatto i conti con la stanchezza dell’elettorato.
Il grillismo non chiedeva di meglio .
Leno