martedì 14 maggio 2013

IL FISCO AMERICANO SPIA QUELLI DEL TEA PARTY. E LA CASA BIANCA è COSTRETTA A REAGIRE : "INACCETTABILE"


Alzi la mano tra gli amici del Tea Party Italia, e comunque tra quelli che anche in altre pagine che nobilmente si battono contro il fisco vessatorio e predatorio italico, non abbia mai avuto il timore che quelli dell'agenzia delle Entrate non potessero, per questo fatto, metterli nel mirino.
Io sì, ci  ho pensato, più volte. In fondo non sarebbe così strano, ho riflettuto, in un Paese dove ogni tanto si ripropongono premi per la delazione, la spiata verso il vicino facoltoso...l'esaltazione dell'invidia, certo un sentimento poco nobile ma assai presente nell'animo umano.
Ecco, mentre pensi queste cose, ecco  che   succede nella libera America,e per fortuna Obama prende posizione. "Se venisse accertato, non potrà essere tollerato". Meno male ! Però quelli so' americani....siamo sicuri che gli abusi degli uomini di Befera sarebbero trattati ed eventualmente  repressi allo stesso modo ? Qualche dubbio...
Ecco l'articolo dal bravo corrispondente della Stampa da NY, Maurizio Molinari
 

“Eccesso di controlli sul Tea Party”
Bufera politica sul Fisco americano
I repubblicani: violati i diritti civili

Una manifestazione del Tea Party
Boehner: “Uno dei più gravi errori commessi dal governo federale”.
Neanche la Casa Bianca difende l’Irs
“Un comportamento inaccettabile”

Il fisco americano ha indagato su 75 gruppi conservatori solo perché nelle loro dichiarazioni dei redditi figuravano termini come “Tea Party” e “Patriot”. L’ammissione precipita l’”Internal Revenue Service” (Irs) in una bufera politica perché i leader repubblicani del Congresso di Washington parlano di “violazione dei diritti civili” preannunciando inchieste e audizioni mentre i leader democratici si guardano bene dal difendere una delle istituzioni meno popolari degli Stati Uniti.  

Per il presidente della Camera, John Boehner, si tratta di “uno dei più gravi errori commessi dal governo federale” e la commissione sul Controllo del governo, guidata dal californiano Darrell Issa, preannuncia la convocazione dei massimi responsabili dell’Irs per rispondere “del comportamente incosciente di chi ha messo sotto indagine degli americani solo a causa delle loro opinioni politiche”. Il problema sta nel fatto che il commissario dell’Irs, Douglas Shulman, si è dimesso in novembre dopo un mandato di quattro anni e non ha ancora un successore: di conseguenza a rispondere delle indagini mirate sul movimento conservatore “Tea Party” saranno solo dei funzionari.

A chiarire maggiormente le violazioni avvenute sarà il rapporto sull’Irs che la prossima settimana verrà pubblicato dall’Ispettore generale del Tesoro per il Fisco. I leader democratici comunque non hanno alcuna intenzione di difendere l’Irs, da più parti considerata il simbolo per eccellenza dell’intrusione del governo federale nelle vite private dei cittadini.Non bisogna avere fretta nel trarre conclusioni - dice Max Baucus, presidente della commissione Finanze del Senato - ma indagare su un gruppo solo a causa delle sue opinioni politiche non è solo inappropriato, è intollerabile”.

Il mosaico di gruppi del “Tea Party” è stato, dalla campagna elettorale del 2010 per il rinnovo del Congresso, un tassello fondamentale della coalizione repubblicana e le indagini mirate contro i “Patriots” condotte dall’Irs sollevano il dubbio che l’amministrazione Obama abbia voluto in questa maniera indebolirne i finanziamenti e dunque la capacità di operare. A complicare la posizione dell’Irs ci sono le recenti accuse agli ispettori del fisco, sollevate dall’Unione delle libertà civili americane (Aclu), di accedere a email e sms di cittadini senza il necessario mandato di un giudice. Come se non bastasse dal 1 marzo l’Irs è stata privata di 689 milioni di fondi, a seguito dell’entrata in vigore dei tagli automatici al Bilancio governativo e della contemporanea riduzione degli stanziamenti.

La conseguenza immediata è un indebolimento del ruolo dell’Irs che non solo veglia sul sistema fiscale ma è responsabile anche della realizzazione pratica di molti aspetti della riforma sanitaria varata dal presidente Barack Obama. E potrebbe essere solo l’inizio. Neanche la Casa Bianca infatti difende l’Irs: “Si è trattato di un comportamento inappropriato e inaccettabile” afferma il portavoce Jay Carney, tentando solo di distinguere fra “i vertici” che hanno ammesso l’errore e chi lo ha concretamente commesso.

1 commento:

  1. In Italia non accadrà mai che lo Stato ritenga “inaccettabile” il comportamento di uno dei suoi organi e lo punisca perché l’Italia, in fin dei conti, NON è un paese democratico!
    Dobbiamo chiederci: è riformabile uno stato che paga un capo commesso della camera quanto il ministro degli esteri della nazione più potente del mondo e una cifra pari alla somma delle retribuzioni di quattro suoi colleghi omologhi nel più antico, prestigioso ed autorevole parlamento del pianeta?
    Solo per fare un piccolo esempio, e c’è di peggio; chi vuole si può informare.
    Uno stato in cui l’etica del denaro pubblico semplicemente NON esiste, come si può definire democratico?
    Il potere in Italia, non si può chiamare altrimenti, dispone del denaro pubblico come “cosa propria” né vuole rendere conto ai cittadini delle proprie rendite e delle spese fatte se non parzialmente e con mille ostacoli. A tutti i livelli.
    Quante speranze abbiamo di trasformare lo stato italiano in uno Stato democratico?
    Osservando i comportamenti dei suoi occupanti non si può che rispondere : NESSUNA.
    Volete una prova? Chiedete ragione a uno qualunque di loro, non vi risponderà a tono come farebbe il rappresentante di uno stato democratico; sarete accusati di essere populisti e demagoghi. UNCLE

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